Giorgio Pignotti
Galleria d'Arte Marconi, via Fratelli Kennedy 70 - Monsampolo del Tronto (AP)
Galleria Marconi, galleria d'arte moderna a monsampolo del tronto, opere artistiche, quadri, oggetti d'arte
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Giorgio Pignotti

Categoria
Artisti, Collaborazioni
Descrizione

Nato ad Ascoli Piceno nel 1979, dopo il diploma e dopo aver lavorato qualche anno, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Macerata, dove si diploma in pittura.

Le prime partecipazioni e attività artistiche  nascono nel 2010 intorno alla Galleria Marconi, con la quale collabora tutt’ora.
Nel 2011 prende parte all’esposizione nel Padiglione Accademie della 54°Biennale di Venezia, e nel 2013 partecipa ad un progetto espositivo,  curato da Franko B, a Londra, da cui nascerà una stretta collaborazione e  una personale, in uno spazio non convenzionale a Macerata.
Nel 2014 partecipa come finalista del Premio Combat alla mostra dei finalisti nel Museo Fattori di Livorno, e nella Casa del Mantegna a Mantova come finalista del Premio Cercasi Mantegna.

All’interno di ArtVerona 2014, partecipa al progetto 2000 Maniacs curato da Lorenza Boisi e Andrea Bruciati. Nel 2015 partecipa a SetUp Art Fair, rispettivamente con Cosmoart e Yoruba.

“Mi interessa la dimensione insondabile, il dubbio come possibile rivelazione.”

Statement
“Dipingere non e assolutamente una soluzione, ed e decisamente un grosso problema“
Parto da questa riflessione, di cui citare l’autore e superfluo, perché è cosi che approccio quotidianamente alla pratica pittorica. .
Quando dipingo ammetto l’atto pittorico come epigono della vita, con le sue immagini e le sue stratificazioni, ma alla fine riconosco che e anche l’opposto. E il dubbio, il cardine attorno al quale muovo la mia pratica e l’ambiguo può celare una rivelazione.

La comparsa sulla tela di queste tracce non e mai la conferma di aver scovato qualcosa, ma la testimonianza di una rimozione o di una occultazione e l’apparire di una serie di ipotesi.
La necessita dell’ atto di dipingere, mi spinge a edificare una superficie dove costruisco un tempo attraverso le continue rimozioni e gli accumuli di pittura, ma non e un tempo che si vuole definire e l’immagine pittorica oscilla in una realtà nomade che trovo familiare.

Leggere le teorie di Bergson sul processo di recupero dei ricordi, mi ha aiutato a costruire stratificazioni di immagini non pure, inaffidabili, che la percezione articola in una serie di rappresentazioni visceralmente dipendenti dall’esperienza, di segni epifanici che lasciano presagire una qualche possibilità in divenire, ma che non vogliono ammettere una realtà completamente sondabile o definibile.